venerdì 28 novembre 2014

Wishlist del venerdì

Buongiorno! Ieri il blog ha festeggiato ben DUE anni e il fatto merita un post a parte, che arriverà presto. Oggi celebriamo con l'ennesima wishlist, appuntamento fisso su questi schermi praticamente dall'inizio. Se penso che son due anni che partorisco nuovi desideri quasi settimanalmente, mi sento sinceramente un po' fuori di testa. Ma è il mio bello, no? 

1. Io da piccola avevo una grandissima passione per le bambole di carta da ritagliare. Mia mamma, estremamente severa in molti casi, non ha mai lesinato nell'acquisto di giornali illustrati, album da colorare, fumetti e tutto quel genere di giochi che si comperavano all'epoca in edicola. Purtroppo, chissà perché, non era facile trovare le bambole da ritagliare e ricordo che le poche che avevo le conservavo preziosamente. Quindi non potevo non innamorarmi di queste bambole di carta personalizzate realizzate da Jordan Grace Owens, una bravissima illustratrice americana che realizza borse, spille, magliette e altre cose fighissime che si trovano nel suo negozio Etsy. 
2. Un'altra delle mie grandi passioni, questa volta legata all'età adulta, è quella per gli spazi abbandonati. Una delle gite che ricordo con più entusiasmo, fatta qualche anno fa, è stata a Balestrino, paesino abbandonato poco lontano da dove vivo e di cui avevo raccontato tempo fa in questo post. C'ero stata una domenica mattina, non c'era nessuno e io e mio marito abbiamo passato ore ad entrare e uscire da ogni casa, immaginando le storie che si nascondono dietro ogni stanza o oggetto abbandonato. Mi sono entusiasmata quando ho scoperto il progetto Paesi fantasma, un sito che raccoglie luoghi e paesi abbandonati in tutta Italia, che sono tutti nella mia wishlist. Tutto questo per dire che vorrei possedere il libro fotografico Empty Spaces, del fotografo Johnny Joo, una raccolta di immagini di luoghi fantasma in America, alcune delle quali si possono vedere qui.


3. E per finire un desiderio che ho da sempre, o meglio da quando ho scoperto il bellissimo lavoro della ceramista Camila Prada. Credo che la conosciate già tutti, perché è una piccola celebrità nel mondo handmade, ma per chi non sapesse ancora chi sia (ma siete matti?), si tratta di una ceramista che realizza piccole meraviglie a forma di animale. Tazze a forma di panda, vasetti con occhi e bocca, piccole famiglie che colorano la cucina. Amo tutto quello che fa, soprattutto i set come quello qui sotto. 


mercoledì 26 novembre 2014

Mi piace quando Vero preme play

Oggi torna Vero e mette su un disco che io da lei davvero non mi sarei mai aspettata. Ma, proprio come dice lei, non si finisce mai di conoscere una persona e questo rende tutto più magico! Buona lettura! 

Qualche giorno fa, uno di quei giorni nei quali torni a casa esausto dopo aver passato più di 12 ore fuori, mi sono regalata una pizza in solitudine e uno di quei film che mi sarebbe piaciuto vedere al cinema ma che al cinema non ho visto. Si trattava di “The Secret life of Walter Mitty” un film che ho adorato, nel quale Ben Stiller veste il ruolo di protagonista e regista. Non vi parlo di quanto mi abbia affascinato la fotografia –che tra l’altro è uno dei temi conduttori dell’intero film- e di quanta voglia mi abbia provocato di visitare l’Islanda. Durante il film, un interlocutore telefonico chiede al protagonista Walter Mitty se quest’ultimo si ricorda la canzone che parlava di un tizio che, stufo della relazione amorosa nella quale si trova, cerca l’amore in un annuncio. Walter Mitty risponde che sì, la canzone la conosce e l’interlocutore telefonico gli chiede di canticchiargliela e Walter comincia con “if you like piña colada…” alché io ho pensato Alt! Io questa canzone la conosco!


Escape (The pina colada song) di Rupert Holmes è una delle mie canzoni preferite di tutti i tempi, non solo per il ritmo frivolo e festoso ma anche perché è una di quelle canzoni che racconta una storia.

La storia è questa: c’è questo tizio che, stanco della sua relazione troppo duratura decide di rispondere ad un annuncio. L’annuncio è di una donna in cerca qualcuno in grado di apprezzare una piña colada, tra le varie cose.
I due sconosciuti si danno appuntamento in un bar chiamato O’ Malley. Il tizio cerca di giustificare la sua scelta dicendo che la relazione nella quale si trova è una di quelle che ormai si avvicina alla fine, vittima di una micidiale routine.


Il tizio in questione si presenta all’appuntamento e scopre, con sua grande sorpresa, che la donna dell’annuncio altro non è che la sua compagna. Insieme si fanno una risata e poi si confidano l’un l’altro di non aver mai saputo dell’amore per la piña colada dell’altro e di tutte le altre cose che pensavano di non avere in comune.

La canzone ci insegna che non si finisce mai di conoscere una persona e che a volte, qualcosa che sembra ordinario e routinario, si può trasformare in una piacevole sorpresa.

Premiamo play?


lunedì 24 novembre 2014

The Future of Storytelling # 3: la mia ambientazione preferita

Non ci crederete (quasi non ci credo neppure io), ma sto continuando a seguire il corso sullo Storytelling. Devo dire che è diventato meno interessante perché sta approfondendo tematiche che a me non appassionano molto (i videogiochi, Dio se c'è qualcosa che mi annoia al mondo sono proprio loro). Ho comunque intenzione di arrivare fino alla fine, ecco magari saltellando qua e là. Come vi ho detto, le ultime due lezioni erano incentrate sui videogames e non credo di aver appreso molto, anzi mi sa che ho usato un po' troppo la funzione skip. Ma vabbè, non è questo il bello dei corsi online? Se ne può fruire come meglio si crede, no? E anche inventarsi dei compiti completamente diversi da quelli assegnati (no, beh, immaginare una storia per un videogioco? Io? No way, baby).


Così ho deciso che, avendo dichiarato che più delle storie amo i personaggi e le ambientazioni e avendo già parlato del mio personaggio preferito, non potevo proprio fare a meno di parlarvi dell'ambientazione che amo di più. Anche qui, easy as a breeze, la scelta è caduta sulla New York di You've got mail. Lo so, ognuno ha i propri riferimenti e i miei sono tutto tranne che intellettuali. Sono pop dentro, è più forte di me. Mi sono chiesta se non fosse molto più figo parlarvi della Parigi di Fiesta oppure della cupa Detroit di Middlesex, ma non sarei stata sincera. E un post ha senso solo se si è sinceri. Quindi New York sia (tra l'altro ne avevo già parlato anche in un post per Zelda was a writer, lo scorso anno. Credo che la mia passione rasenti l'ossessione, ehm).


Comunque, dicevamo, la New York di You've got mail, protagonista del film al pari di Tom Hanks e Meg Ryan.  Il film inizia con la telecamera che corre lungo le vie di New York per fermarsi davanti alla casa della protagonista, entra dalla finestra e inquadra un soggiorno, una scrivania e una libreria bianca piena di libri. Credete che esista un altro motivo per cui in casa mia c'è una libreria bianca alta fino al soffitto? No, appunto. L'ho vista lì, me ne sono innamorata e l'ho fatta mia. Con l'unica differenza che la mia è una Billy e non una vecchia libreria shabby chic, ma non stiamo troppo a insistere su dettagli, dai. A casa della protagonista c'è anche una meravigliosa cucina e giuro che per anni ho avuto un tavolo molto simile (in condizioni migliori, tra l'altro) abbandonato solo perché davvero troppo poco pratico, mannaggia.


Ma non c'è solo la casa della protagonista, ovviamente. Fuori da quella casa c'è New York, diamine! Si tratta della New York dell'Upper West Side, ricca e intellettuale, dove le persone fanno la spesa nei supermercati bio e organizzano party invitando scrittori e artisti. Su, confessate, non vi piacerebbe vivere in un posto così? Io, non mi vergogno a dirlo, sì. E poi su, dai, la protagonista del film ha una libreria e io cosa ho sognato di fare per anni? La libraia! Beh, se proprio vogliamo essere sinceri, devo confessare che lo sogno ancora adesso, ma per il momento è un desiderio più irrealizzabile di quello di diventare Beyoncé. La voglia di fare la libraia non mi è nata grazie a questo film, ma il desiderio di avere una libreria identica a quella del film, quello sì (che poi non è mica di grande auspicio, perché fallisce ed è costretta a chiudere).


Ed è proprio grazie a questo film che ho conosciuto Starbucks, un piccolo angolo di paradiso a noi purtroppo negato, piccoli provinciali del mondo. Un posto dove puoi stare ore, su poltrone comode, bevendo un caffè e facendoti i fatti tuoi. Senza che nessuno venga a romperti le scatole. Con musica in sottofondo, la connessione wifi e la gente che non urla. A New York c'è un posto così a ogni angolo, ha un senso non amarla?


E poi si tratta della New York che si veste a festa in autunno, scegliendo i colori migliori per gli alberi di Central Park e degli altri giardini della città. Del resto, lo dice anche Tom Hanks: "Don't you just love New York in the fall? Makes me wanna buy school supplies. I would send you a bouquet of newly sharpened pencils if I knew your name and address". La New York delle panchine al parco, delle lucine colorate appese tutto l'anno e dei negozietti vecchio stile. La perfezione, insomma. Che vi devo dire, me la tiro da rocker incazzata con il mondo, ma in fondo sono una gran romanticona. 

giovedì 20 novembre 2014

Secret Santa!


Natale si sta avvicinando a passi da gigante, lasciate che ve lo dica. In un attimo, sarà tutto un fiorire di luminarie, canzoncine, panettoni (quelli ho già avvistati, peraltro) e spirito natalizio. Il Natale mi piace da matti, ve lo confesso. Anzi, banalmente, l'attesa del Natale mi piace più del Natale stesso (ché a casa mia si traduce in una grande abbuffata con mal di testa finale, non c'è mica tanta poesia). Una delle tradizioni che più amo di questo periodo è quella del Secret Santa. L'ho scoperta ai tempi dell'università, quando vivevo in collegio. Ogni anno, a fine novembre, ci si ritrovava tutte e si pescava da un grande barattolo il nome di un'altra studentessa, alla quale far trovare - ogni giorno fino alla festa di Natale - un piccolo pensierino, rigorosamente anonimo. Il mittente dei regali lo si scopriva alla festa di Natale, tra grida di sorpresa e risate a crepapelle. Ho bellissimi ricordi degli anni del collegio e questo è sicuramente uno dei più belli. 

Oggi ne ha parlato Giulia Depentor nella sua lettera a Babbo Natale, facendomi tornare in mente questa bellissima tradizione, e mi son detta: "perché non facciamo un Secret Santa, qui a casa di Cindy?". Ovviamente, vista la virtualità della situazione e l'assenza di una cassetta della posta dove depositare ogni giorno un regalino, dobbiamo cambiare le modalità. Quindi eccovi la mia proposta. Se decidete di partecipare, mandatemi una mail (l'indirizzo lo trovate qui a lato, su in alto insieme alle icone social) con il vostro indirizzo entro domenica 30 novembre. Ciascuno di voi riceverà poi (entro la domenica successiva) l'indirizzo della persona a cui inviare un piccolo regalino di Natale. In questo modo, ognuno di voi dovrà mandare un regalo e ne riceverà uno a sua volta. Dovrà trattarsi rigorosamente di un piccolo pensiero, magari fatto a mano, un libro del cuore, qualcosa che parli di voi ma che sia una cosa semplice, per nulla costosa, che possa affrontare senza paura il mondo delle poste italiane sotto Natale. Vi prometto solennemente che custodirò i vostri indirizzi con il massimo rispetto, inviandoli unicamente alla persona interessata. Vi chiedo solo di prendere la cosa con il giusto spirito e fare in modo che ognuno possa ricevere il proprio regalo in tempo per la notte di Natale. 

Se vi va di partecipare, scrivetemi. E già che lo fate, mandatemi anche il titolo della vostra canzone di Natale preferita, così facciamo la playlist di Natale. Hohoho! 

lunedì 17 novembre 2014

52/52 e le solite chiacchiere


Buongiorno! Come state? Io avrei mille cose da dirvi ma, giuro, non so da dove cominciare. Come spesso mi capita, continuo a scrivere e cancellare il post perché non mi sembra mai "quello giusto". Ma visto che "quello giusto" capita poche volte nella vita, abbracciamo l'imperfezione e andiamo avanti. Dicevamo, buongiorno! Avete visto? Chi l'avrebbe mai detto, due anni fa quando questo progetto è iniziato, che finalmente il 52Project sarebbe finito? Che soddisfazione! C'è voluto giusto un po' di tempo, ma ce l'abbiamo fatta. Ma adesso sorge un problema: che titolo posso dare alle mie chiacchiere senza senso? Non ho più nessuna scusa per rovesciarvi addosso parole a caso nascondendole dietro un presunto progetto fotografico. Mannaggia, bisogna fare qualcosa! Devo inventare una nuova rubrica inutile per giustificare la mia voglia di chiacchiere. E' assolutamente indispensabile! 

Vabbè, ci penseremo, intanto oggi posso ancora chiacchierarmela un po'...Da dove comincio? Vediamo un po'. Tra lavoro, gite in ospedale (non per me, io sto abbastanza bene) e quotidianità varia, non ho più molto tempo da dedicare alle cose che mi piacciono e questo NON va bene. NON va davvero bene. Comunque:

- posso rinunciare a tutto, ma non alla lettura. Posso crollare dal sonno, morire sfinita, non sapere più come mi chiamo, ma devo sempre leggermi una paginina prima di dormire. Finito Agassi (un libro pazzesco, l'avreste mai detto?), mi sono buttata su Vestivamo da Superman di Bill Bryson, un libro acquistato di getto quest'estate durante un piovoso pomeriggio di pioggia. Bryson è sempre lui, un filo noioso alla lunga, quindi comperate questo libro solo se vi piacciono gli Stati Uniti e gli anni '50. Dopo Bryson sono passata a Scerbanenco, con il bisogno di tornare alle certezze di un vecchio amico dopo aver conosciuto gente nuova, e mi sto leggendo con amore La sabbia non ricorda. Scerbanenco è uno dei pilastri della mia vita e ora che ho scoperto un pusher di libri usati su Ebay, la mia collezione di gialli anni '60 può crescere smisuratamente. 

- uno dei miei guilty pleasures è guardare su You Tube video di beauty e chiacchiere varie. Quando sono stanca, è una pratica più rilassante dello yoga. Io non sono una grande acquirente di trucchi e prodotti per la bellezza, quindi tendo a preferire quelli più generici. Grazie a Sweet as a Candy, ormai un'istituzione su You Tube, ho scoperto il canale di Magalì Zanardi. Lei è dolce, semplice e spesso scoppia a ridere imbarazzata. La amo. 

- quando sono depressa, sento che la mia vita va tutta storta, che proprio non ce la faccio più, vado da mio marito e gli dico: "Gabri, andiamo via?". La risposta è sempre sì e, visto che non possiamo andare via del tutto, questa richiesta si traduce in un fine settimana da qualche parte. L'ultima richiesta del genere si è tramutata in un weekend a Bruxelles, sotto Natale, grazie anche a un volo Ryan Air a 40 euro a/r. Yo. 

- la mia ultima ossessione musicale si chiama She&Him, che avevo conosciuto anni fa grazie al mio amico Mirko, ma che - come spesso capita con la musica e i libri - erano capitati nel momento sbagliato. Ora che ho voglia di tepore, copertina, torta di mele e musica retrò, loro sono perfetti.

- ascolterò anche musica retrò, ma a Genova ci sono i Subsonica e non posso proprio perdermeli. Li ho amati tantissimo, abbiamo vissuto in simbiosi per anni, come tutte le grandi passioni, ora siamo lontani e non ci sentiamo più, ma vado a rivederli in nome del nostro vecchio amore. Sono curiosa di vedere come sarà, questo loro concerto dopo tanti anni. 

- è uscito il libro di Amanda Palmer e io lo aspetto come un bimbo aspetta il giorno di Natale. La mia copia è da qualche parte in volo sull'oceano e spero che non si perda nel viaggio. 

E voi? Cosa mi raccontate? 

venerdì 14 novembre 2014

Wishlist del venerdì

Buongiorno, miei cari. Ogni tanto mi affaccio da queste parti, c'è un po' di polvere, ma è sempre bellissimo. Come già detto, quella gran sfacciata della quotidianità mi tiene lontana da queste stanze, ma ho la ferma intenzione di non lasciar che l'odore di chiuso prenda il sopravvento. Forza, apriamo le finestre, facciamo entrare il timido sole di questa mattina, mettiamo su un po' d'acqua per il tè e leggiamoci la wishlist del venerdì. Perché, diciamocelo, si può iniziare il fine settimana senza una listina dei desideri? Io non credo. 

1. Per chi ancora non lo sapesse, io lavoro come traduttrice (a breve sarò anche altro, ve lo racconterò presto). Questo vuol dire che passo praticamente la maggior parte della giornata chiusa in casa, davanti al PC. Questo lavoro ha infiniti lati positivi, ma ha anche un enorme aspetto negativo: la solitudine. Spesso passo intere giornate in cui l'unica interazione è quella con il cane, che amo alla follia, ma con lei è difficile chiacchierare di gossip e cazzate oppure raccontarsi l'ultimo libro letto. Potresti uscire, direte voi. Certo, abito in un paese dimenticato da Dio e dagli uomini, per fare qualsiasi cosa devo prendere la macchina e spesso non ne ho voglia. Insomma, cosa vorrei? Vorrei avere sotto casa un posto come quello della foto qui sotto, un caffè accogliente, con dei dolcetti buoni, buona musica, un bel calduccio e gente sorridente, dove mettermi in un angolo a lavorare sentendomi un pochino in compagnia. Devo andare a vivere in città, neh?


2. Questo autunno, a parte momenti di pioggia scrosciante, ci ha regalato tepore e sole infinito, ma temo che sia giunto il momento di organizzarsi e tirar fuori i vestiti pesanti (sto resistendo strenuamente ai maglioni di lana e odio già il giorno in cui dovrò indossare di nuovo il piumino, che si sappia). Quest'anno vorrei trovare il maglione perfetto e il cappotto che cerco da una vita, ma soprattutto un cappello di lana come si deve. Tipo quello della foto qui sotto, che ho trovato su Pinterest, ma del quale purtroppo non sono riuscita a trovare marca o negozio. Ecco, questo è anche il momento in cui vorrei essere capace a lavorare a maglia. Ma perché Cinzia, perché quando tua mamma voleva insegnarti a usare i ferri da maglia avevi sempre altre cose importantissime da fare, tipo ascoltare i Duran Duran, incollando nel frattempo sul diario le foto ritagliate da Cioè? Perché, dico io, perché?


3. Siamo onesti: Natale è dietro l'angolo. Ho già fissato ben due cene di Natale e mi sta salendo l'ansia per i regali, perché vorrei dedicare il tempo giusto a trovarli e sceglierli con attenzione. Bisogna prepararsi, il 24 dicembre incombe, mannaggia. E per entrare nell'atmosfera natalizia, quale miglior modo di bersi una bella cioccolata calda alla menta in una tazza come quella qui sotto? Se ve ne siete innamorati come me, la trovate nel negozio Etsy Printable Wisdom, dove - se odiate il Natale - ci sono anche mille altre scritte e decorazioni. Buon Natale! :-D


martedì 11 novembre 2014

Tea for Two

It's Tea for Two time, dudes. Buona lettura. 


Non vorrei che questa questa rubrica prendesse una sentimentale e preoccupante piega nostalgica, ma l’altro giorno mi è successa una cosa che vi devo assolutamente raccontare.
Sono uscita di casa e in strada c’era una coppia di ragazzi che parlava. Lui sul motorino e lei accanto, sul marciapiede. Che c’è di strano? Niente.
Ma lui aveva il motorino ACCESO.
Oltre ad aver riconosciuto subito l’inconfondibile rumore da motore truccato, avvicinandomi ho sentito anche QUEL profumo.
La miscela.
Un tuffo al cuore. 
Se io non avessi mai sentito l’odore della miscela non potrei dire di avere veramente vissuto.
Perché quell’odore è quello dell’adolescenza, delle estati trascorse nel Paesino dove ciondolavo felice dal mattino alla sera insieme ai miei amici, libera di potermi muovere come volevo, tanto più di un tot non ci si poteva allontanare e con niente, o quasi, ci si poteva divertire.
L’odore della miscela mi ha riportato lì, in un secondo.


La panchina della piazza è l’unico punto all’ombra in questo luglio bollente in cui si sentono solo i grilli, almeno fino a che non iniziano ad arrivare alla spicciolata le Vespe (truccate), un Fifty e un altro paio di cinquantini che vogliono sembrare già moto “da grandi”. Tutti egualmente rumorosissimi.
L’odore della miscela è potentissimo, l’unico in grado di coprire quello dell’adolescenza.
Ci ritroviamo tutti lì sulla panchina, a fare che cosa me lo chiedo ancora oggi.
Ma stiamo bene. Ridiamo, parliamo, qualcuno fuma (di nascosto), qualcun altro dà il via a un fuoco incrociato di gavettoni “e vaffanculo che mi ero appena acceso la sigaretta” grida uno mentre l’altro ride strizzandosi la maglietta e non ha ancora finito di strizzarla che gli arriva un altro gavettone nella schiena e giù a ridere a crepapelle mentre l’altro “oh se mi bagnate lo stereo vi ammazzo, ci ho pure messo le pile nuove” “e allora metti un po’ qualcosa di bello” perché lui era quello che ci portava sempre le novità. E mentre io e un altro ci avviciniamo allo stereo ad ascoltare, silenziosi seri e assorti come intorno a un tesoro appena trovato sulla panchina, quello accende e ci dice: “si chiamano CCCP. sono pazzeschi”.

Ed è vero. Sono pazzeschi. Ovviamente vogliamo sentire a ripetizione quella di “spermi spermi spermi spermi indifferenti” perché a quell’età lì non sai ancora bene di cosa si stia parlando, almeno non io, ma i maschi evidentemente qualche idea in solitaria se la sono già fatta e questa cosa li fa ghignare parecchio.
Intanto arriva anche quello che mi piace. E io gli piaccio di conseguenza, anche perché femmine qui siamo poche e io comunque non sono proprio da buttare via.
Con una scusa finisce sempre che ci troviamo vicini sulla panchina e lui è più grande di me ma io so come fargli girare le palle perché mi basta scherzare un po’ di più con qualcun altro e via, vedo subito che si ingelosisce. Così iniziamo a strattonarci, facendo finta di fare la lotta almeno poi lui ha la scusa di abbracciarmi quando io faccio finta di incazzarmi.

Nel frattempo vediamo arrivare uno della banda a piedi. Noi, sbalorditi. “A piedi?! Ma sei fuori? Si è rotta la Vespa?” “No, non si è rotta la Vespa. Ma mia madre mi ha beccato a fumare e allora mi ha detto che oggi, se volevo uscire, dovevo farlo a piedi. Oh dammi una sigaretta va, che mia madre oltre alla Vespa mi ha sequestrato pure quelle”.
Intanto i CCCP continuano a girare e con loro l’odore di miscela e il profumo di quei pomeriggi che mi piombano addosso tutti insieme di colpo, mentre ferma sotto casa, più di vent’anni dopo, mi blocco ad annusare l’aria.

mercoledì 5 novembre 2014

Il dolce del cuore: Fabiana

Il dolce di oggi lo porta Fabiana, un'affezionata lettrice del blog e blogger a sua volta, su A spasso con Fabienne, storia di una genovese esiliata a Milano per amore (adoro questa definizione). Non ho potuto assaggiare neppure questa torta, mannaggia a me e al mio maledetto colesterolo, quindi - voi che potete - mangiatene un pezzettino anche per me! E, se avete voglia, perché non mi mandate il vostro dolce del cuore? :-)


Ciao Cindy, avrei tante ricette da condividere in questa tua nuova ed interessante rubrica. Amo fare i dolci quasi più che mangiarli. Ad ognuna delle "mie" ricette ben riuscite dedico un bel ricordo: un momento in famiglia, un viaggio, delle chiacchere con le amiche. Mi piacerebbe quindi raccortarti una ricetta golosa: la mia prima torta fatta da sola. 
Si tratta della iper calorica Torta di Mars. Ricordo e sapore legato alla mia adolescenza. Vissuta, come tutti ma forse un pò di più degli altri, in modo burrascoso e ribelle. Una ragazzetta pelle e ossa con i capelli a spazzola che trovava sollievo solo nelle serate tra amiche piene di chiacchere, risate e tanti "paciughi".
Ti racconto quindi questa torta semplicissima, buona e gustosa! Imparata da un'amica, all'epoca cosi importante e oggi quasi dimenticata, riproposta diverse volte per la sorellina golosa, per altri amici, fidanzati..etc!
Spero ti piaccia.

Torta di Mars

200gr di Riso soffiato (tipo Rice Krispies)
7 barrete di Mars (circa 300gr)
80 gr di burro

Ricoprire una teglia, meglio se a cerniera, di carta da forno. Sciogliere in una casseruola il burro e i mars tagliati a tocchetti. Una volta sciolto versare il composto in una ciotola insieme al riso soffiato. Mescolare velocemete e rovesciare l'impasto nella teglia. Livellare per bene e mettere in frigo per almeno un'ora. Una volta pronta togliere dalla teglia, tagliare a pezzettoni e gustare :-)