martedì 22 settembre 2015

Allora io vado, eh


Insomma, sembra proprio che tutto sia pronto e si riesca a partire...ultimamente, ho sempre un po' di paura che possa succedere qualcosa e non parto con la stessa spensieratezza di un tempo, nè mi faccio troppo prendere dall'entusiasmo. Insomma, aspetto proprio, proprio l'ultimo momento per rilassarmi e pensare che "sì, è proprio tutto vero". 

Quindi, se tutto va bene e non succede nulla e bla, bla, bla, ce ne andiamo negli Stati Uniti. Passeremo qualche giorno a Los Angeles, quindi andremo a nord verso Yosemite, dove spero di riuscire a fare un po' di trekking, poi torneremo verso sud, andremo nella Death Valley, quindi a Las Vegas - dove ci sarà il "famoso" matrimonio - poi ancora qualche giorno a Palm Springs, per vedere Joshua Tree e il deserto del Mojave e poi a casa. 

Ho una voglia incredibile di partire, di spegnere il cervello e di godermi due settimane di pura vacanza. Senza pensare a niente. 

Voi mi aspettate qui? Quando torno si riapre casa e ricominciamo col tè del pomeriggio, le chiacchiere sui libri, lo shopping e la musica. Torneranno il Tea for Two di Daria, Leggermente di Elena e Mi piace quando Vero preme play forse tornerà la Week of Dreams di Katiuscia e chissà, magari anche delle nuove rubriche. Sarà autunno e sarà bellissimo starcene tutti insieme al calduccio. 

Intanto, teniamoci in contatto su Instagram, dove cercherò di raccontarvi un po' di questo viaggio! 

Un abbraccio grande, amici belli. Io vado, eh. 

venerdì 18 settembre 2015

Wishlist del venerdì

Buongiorno. Come state? E' venerdì, è impossibile stare male, no? Io sto abbastanza bene, ho una marea di cose da fare e la situazione mi sta sfuggendo di mano, ma va tutto bene. Anzi, benissimo. In tutto il delirio di questi giorni, sono anche riuscita a trovare il tempo per scrivere una wishlist. Non lo facevo da tanto e avevo proprio tanta voglia di raccogliere i desideri degli ultimi tempi. Cominciamo? Dai. 

1. Allora, della mia passione per l'arredamento d'interni vi ho già detto, vero? Che arredo case nella mia testa quando non riesco a prender sonno anche, giusto? Bene, probabilmente vi avrò anche detto che, se fossi ricca, spenderei tutto in vino, fotografie d'autore e libri. Benissimo, detto questo, tra i suddetti libri - oltre a romanzi, libri di cucina, libri di fotografia, ovviamente, libri della qualunque, basta che siano libri - troverebbero posto anche quei fantastici libri fotografici d'arredamento che costano un occhio della testa e fanno rodere dall'invidia. Apro una parentesi: una delle più grandi fitte d'invidia della mia vita l'ho avuta verso Martina Colombari e Billy Costacurta, incontrati per caso alla libreria Hoepli un secolo fa, che - per arredare una casa al mare - facevano il pieno dei libri di cui abbiamo appena detto. Più o meno come quando, per cambiare la cucina, si va dal giornalaio e si prendono tutti i giornali d'arredamento...ecco, così. 

Comunque, lasciamo perdere l'invidia e il desiderio d'accumulo, ché tanto manco c'avrei il posto per tenerli, tutti 'sti libri, il libro che vorrei in questo periodo è Gypsy di Sibella Court. Il libro non è esattamente un libro di arredamento, ma soprattutto un libro che raccoglie tutte le ispirazioni di Sibella derivanti dai suoi viaggi - ovviamente ha visto mezzo mondo - e mostra come applicarle all'arredamento. Bavetta e via, insomma. 


2. Oltre a comperare libri e quant'altro, se fossi ricca, passerei il tempo ad andar per mostre. Tipo, c'è una mostra di Pippo, lì? Dai, facciamo il weekend e andiamo. C'è una mostra di Pluto, là? Prepara le valigie che partiamo. Ecco, idealmente saltellerei qua e là per Italia ed Europa a fare il pieno di bellezza. In questo periodo, prenderei un aereo per la Sardegna, magari mi farei ancora due bagni e prenderei un po' di sole e poi andrei a vedere la mostra a Nuoro dedicata alla fotografa Vivian Maier, poi salirei sul treno per Roma e andrei a vedere questa mostra fotografica su François Truffaut, quindi prenderei la macchina, correrei in Val d'Aosta per godermi Salgado. Ecco, giusto per dire, eh. 

Vivian Maier 
François Truffaut
Sebastião Salgado

3. Per finire, non contenta di tutto questo andare e venire, comperare, vedere e fare, mi ammazzerei di festival. E sarei anche un filo impegnata, visto che ormai ci sono festival ovunque e di qualunque cosa. Recentemente, sarei sicuramente andata al Festival della Mente, a Sarzana, oppure a quello della Comunicazione, a Camogli - che poi bastava un po' di impegno e avrei potuto farlo, eh - sicuramente andrei al Festival della Letteratura a Mantova, che sogno da secoli, e a quello della Letteratura di Viaggio a Roma, che se dovessi sceglierne solo uno, beh, sarebbe lui. Sarebbe una vita bellissima, che ne dite?

giovedì 17 settembre 2015

Torta vegana al cioccolato e arancia

Premessa: la foto di cui sotto non c'entra nulla con la torta di cui voglio parlarvi. Il fatto è che domenica mattina ho preparato una torta per un'aperitivo con amici e mi sono scordata di fotografarla. Però era davvero buonissima e quindi ci tenevo a condividere la ricetta con voi, anche perché con la partenza imminente e gli impegni vari, non ho davvero idea di quando riuscirò a rifarla. Insomma, non c'è prova fotografica, ma fidatevi delle mie parole. Vi fidate? Era bella e buona. 

Inoltre, ci tenevo ad aggiornarvi sulle mie sperimentazioni in campo di dolci vegani perché sono giunta a una conclusione fondamentale: non c'è nulla come i semi di lino per sostituire le uova nelle preparazioni dolci. Come vi avevo scritto in un post precedente, ho provato a sostituire le uova con la fecola di patate, ma i muffin - per quanto ottimi - sono diventati secchi piuttosto rapidamente. I semi di lino, invece, mantengono l'impasto soffice e morbido a lungo. E fanno anche benissimo, pare. C'è un po' la solenne menata del doverli tritare, ma ho recuperato un vecchio macinino da caffè a casa di mia nonna e con quello si risolve alla grande. Quindi, semi di lino foreva and eva. 

Ora veniamo alla torta. Cercavo una torta al cioccolato da offrire dopo cena e non volevo riproporre quella con le zucchine, anche perché ormai l'orto non ne offre più e non avevo intenzione di andarle a comperare. Insomma, mi serviva una torta al cioccolato vegana da preparare anche in inverno, quando le zucchine non ci sono manco a parlarne. E dove sono andata a cercarla? Ovviamente, su Il goloso mangiarsano. Ormai è il mio punto di riferimento. L'ho preparata facendo solo piccole modifiche ed è venuta perfetta. Eccovela qui sotto, tutta per voi. Fidatevi, è davvero buona.  


Torta vegana al cioccolato e arancia

Ingredienti

250 gr. di farina 0
120 gr. di zucchero di canna
2 cucchiai di cacao amaro in polvere
80 gr. di cioccolato fondente
2 cucchiai di semi di lino
1 bustina di lievito per dolci
90 gr. di olio di semi
260 gr. di latte di soia
la buccia di due arance

Ho mescolato in una ciotola farina, zucchero, lievito e cacao amaro. Quando erano ben amalgamati, ho aggiunto i semi di lino tritati. A parte, ho mescolato olio e latte e li ho poi aggiunti all'impasto, mescolando bene. Quindi ho aggiunto il cioccolato fondente fuso e, per ultime, le bucce d'arancia grattugiate. Ho mescolato per bene e ho versato l'impasto in una teglia rivestita di carta da forno. Quindi ho cotto in forno per 45 minuti a 180°. 

martedì 15 settembre 2015

Leggermente: C'è posto per tutti

Di tutte i racconti di libri che Elena ci ha fatto, in questi mesi, questo è indubbiamente quello che mi ha fatto commuovere di più. Buona lettura a voi, amici cari, e buone riflessioni. E come sempre grazie a Elena che ogni mese ci regala spunti di ispirazione, lettura e pensiero. Il mio grazie non sarà mai abbastanza! 

Subito musica, che ci togliamo la paura.


Questo mese tocca al "libro per bambini", che ormai lo sapete: io, in realtà, non faccio distinzioni.

Per quanto riguarda la lettura che ho scelto, l'ho addirittura ricevuta in regalo per il mio trentesimo compleanno, quando "bambina" non lo ero decisamente più da un pezzo.
Il titolo è C'è posto per tutti, l'autore è Massimo Caccia e l'editore è Topipittori...chi sennò?


Quando ho deciso di scrivere di questo libro non avevo assolutamente pensato ai riferimenti politici e culturali, decisamente attuali, che poteva portare con sé. O meglio, ci avevo pensato perché si tratta di una storia molto simbolica, di un avvenimento famosissimo raccontato con  meravigliose illustrazioni in tutto il suo profondo significato. Il fatto è che, nel frattempo, la situazione dei migranti, degli sbarchi sulle coste italiane, dei terribili naufragi, delle stragi in mare per intenderci ha continuato inesorabilmente a peggiorare e i flussi di esseri umani in fuga da guerre, terrore e miseria sono sempre più numerosi, diffusi, vicini.

C'è posto per tutti non ha parole, non ci sono testi, frasi, esclamazioni, pensieri scritti. Nemmeno un dialogo. Nulla, solo disegni.

Ma bastano, sapete? Eccome se bastano.


E' la storia che ognuno di noi conosce perfettamente, è il viaggio degli animali del mondo all'interno dell'Arca, è la fuga dal diluvio universale, è la ricerca della salvezza al di là dell'acqua.

Ma chi può salire su quella barca? Che, diciamocelo, non è nemmeno così grande come sembra, è molto più instabile del previsto, è di legno, è sbilanciata, scricchiola sotto il peso delle bestie più grandi, oscilla persino quando le libellule si appoggiano sul ponte. 

Prima salgono gli elefanti tenendosi per la coda, poi tocca alle giraffe perplesse, ai rinoceronti maldestri, agli struzzi curiosi. Montano serpenti, trichechi, mammiferi del deserto e rettili grandi come i coccodrilli. Salgono pellicani e facoceri, panda solitari, formichieri, canguri, tucani e bradipi lenti. Poi tocca alle iene e nessuno le accompagna, ai babbuini, ai lemuri, agli animali notturni e a quelli con le corna lunghe. La fila continua con gli opossum, gli armadilli, i camaleonti e le pulci di mare, con le talpe, le tartarughe, gli scoiattoli e le mantidi religiose, mentre gli ultimi a salire, anzi, a saltare a bordo sono i rospi e i grilli, seguiti dagli insetti volanti e da quelli striscianti. Alla fine...arrivano le formiche.


Questo è quello che vedrete iniziando il libro dal fondo, immaginatevi tutto al contrario se deciderete, giustamente, di cominciare a sfogliarlo dalla prima pagina.

Una raccomandazione, valida qualunque scelta farete: conservate l'ultimo sguardo per l'illustrazione nascosta dietro alla copertina: ogni volta che la incontro mi riempio di angoscia, perché se quattro anni fa mi sembrava un'immagine claustrofobica, geniale e a tratti persino buffa, ora in quegli occhi sbarrati vedo altro. Vedo espressioni conosciute, umane, vedo paura e speranza, vedo denti stretti e sogni lontani. 


Credo che sia capitata una cosa, penso che, per la prima volta, l'attualità abbia condizionato la mia percezione di un libro, per di più di un libro per l'infanzia. Se non fossimo bombardati ogni giorno da notizie di uomini, donne, bambini accatastati gli uni sugli altri, ammassati nelle stive delle barche, sui gommoni o nelle celle frigorifere dei camion, chissà in che modo guarderei l'ultimo disegno di questo libro.

I flussi migratori ci sono sempre stati, le guerre da cui fuggire pure e io, a trent'anni, non ero certamente meno informata di adesso. Eppure, quell'illustrazione, quei piccoli occhi bianchi spalancati non mi hanno mai fatto male allo stomaco come adesso.

La frase che ho scelto non esiste, perché C'è posto per tutti è un libro solo illustrato. Però penso che il titolo della colonna sonora vada benissimo: walk.

venerdì 11 settembre 2015

Wishlist degli ospiti: Veronica

Buongiorno e buon venerdì, amici belli. Oggi torna la wishlist degli ospiti ed è una wishlist super-speciale, perché la scrive Vero di Mipiacequandopensi, una presenza adorata di questo blog. E la sua lista di desideri è bella proprio come lei. 

Buon fine settimana e buona lettura! 



Uno spende la maggior parte della propria vita a studiare, cominci da piccolo e non sai quando finirai perché nel mentre che pensi che non ce la fai piu’, che basta è ora di trovarsi un lavoro serio, scopri che imparare è tutto quello che sai fare, che è quello che ti esce meglio e quindi non riesci e non smetti e continui e dalla laurea triennale vai alla specialistica e di lì dritti al dottorato. 

Nella mia wishlist di oggi voglio mettere tutto quello che, se tornassi indietro, farei. 

Mille altri modi di imparare varie sfumature delle cose che amo, la bellezza dei colori e delle forme, l’armonia dei suoni. Mi darei all’arte, se fosse per me, se tornassi indietro, mi metterei a studiare storia dell’arte, entrerei in un’accademia e diventerei una scultrice, di quelle che si chiudono in uno studio/loft hippie a New York con la musica ai limiti dell’inquinamento acustico a fare da background ad un'intensa seduta creativa. 


Mi darei alla musica, se fosse per me, continuerei a studiare canto, riprenderei pianoforte e chitarra, ma che dico, il basso e girerei per le strade di Toronto alla ricerca di luoghi e occasioni, alla ricerca di avventure, alla ricerca di me stessa, come nei film. 

Che magari me stessa non la trovo perché so già chi sono ma la vedo difficile considerando che uno dove va, nel mentre che va è già una persona diversa da prima e allora che ti vai a cercare a fare se dopo un paio di giorni ti sei perso di nuovo. 

E scriverei tutto questo in inglese e ci metterei la musica sopra e sarebbe una canzone e la canzone non avrebbe nessun titolo o forse nessun titolo sarebbe il titolo, a Toronto. Senza titolo a Toronto, new single, buy the tune. 


Tornassi indietro, prima di cominciare l’università mi prenderei un anno di tempo e me ne andrei a imparare l’inglese a Londra lavorando in un pub che magari mentre lavoro guadagno qualcosa, che mentre guadagno imparo anche l’inglese, quello vero. L’inglese quello vero con l’accento elegante che quando dici “home” non è proprio “home” ma houm, if you know what I mean. 

Tornassi indietro lavorerei in un pub inglese, guadagnerei qualcosa mentre parlo inglese, quello vero, quello che dici houm quando vuoi dire casa, che magari mentre cerco di dire houm come fanno loro, come fanno gli inglesi, probabilmente mi innamorerei di uno di quei ragazzi lì, quelli tutti bianchicci, un po’ magrolini con gli occhiali, i capelli unti e la maglia dei Clash.

Tornassi indietro.

lunedì 7 settembre 2015

Un fine settimana semplice


Se qualcuno stamattina mi chiedesse cos'ho fatto nel weekend, sicuramente risponderei, senza esitazione, "Niente". Perché sì, ho 'sto stramaledetto vizio per cui, se non si prende una macchina, si fanno almeno cento chilometri, si va in un posto figo o a un concerto o a vedere un posto nuovo o a fare chissà che, insomma, se non si fa qualcosa di almeno minimamente instagrammabile, beh, allora non si è fatto niente. E invece, se riguardo a questo fine settimana che è appena passato, mi accorgo che è stato pieno di cose, piccole, semplici, ma pieno, pieno zeppo. Che poi, è meglio una cosa grande o una marea di cose piccole? Eh, dai, apriamo una bella discussione di filosofia da bar? Sono una campionessa, vi avviso. 

Comunque, il fine settimana è stato pieno di cose anche perché è cominciato presto. Venerdì mi sono presa una giornata di ferie e me ne sono andata a Genova a trovare Elena, che conosco di persona da poco più di un mese e con la quale non ho la minima esitazione a girare per i vicoli con un cerchietto con fiocchetto a testa cercando il muro giusto contro il quale fare una foto, né a provare improbabili coroncine di fiori e fasce che mi fanno irrimediabilmente assomigliare a una casalinga anni '50 nel pieno delle pulizie di primavera. Con lei tutto è naturale, semplice, immediato. Come se la conoscessi dai tempi delle elementari. (E poi volete ancora farmi credere che Internet sia una cosa negativa? Dai su.)

A me Internet ha regalato solo cose belle. Ad esempio, mi ha regalato una giornata con Elena, nella quale ho acquistato con la più totale nonchalance un paio di jeans a zampa che manco mia mamma quando aveva trent'anni (che poi, la suddetta mamma, al mio annuncio "mamma, ho comperato un paio di pantaloni a zampa", non ha risposto, come forse avrebbe dovuto, "smettila di fare la deficiente, hai quarant'anni", ma, senza fare una piega, ha dichiarato "sono di tendenza, quest'anno". Sia benedetto nei secoli dei secoli l'abbonamento a Grazia), ho mangiato benissimo in un posto pieno di fiori, sorrisi e gentilezza, ho sbavato un po', ma solo un po', davanti alla vetrina di un negozio fighissimo e ho passato un po' di tempo a chiacchierare sugli scalini di un portone, nei vicoli. E queste chiacchiere sugli scalini stanno diventando una costante, tra me e te, cara Elena. Poi sono tornata a casa e ho concluso la serata con un giro di birre al bar, tra le solite persone e le solite battute. Niente di più confortante

Sabato le previsioni davano pioggia, non s'erano fatti progetti proprio per quello, ed è nata una giornata lenta. Colazione in giardino, passeggiata lunga con il cane, due minuti nel mio negozio di fiori preferito, dove vado sempre troppo raramente, mannaggia a me, e una pigra mezz'ora, in attesa che fosse pronto il pranzo, a sfogliare Flow, una rivista così bella da convincermi a vendere un rene per fare l'abbonamento. Nel pomeriggio, in un'ora al PC, sono riuscita a progettare tutto il lavoro delle prossime settimane prima della partenza, a comperare i biglietti per il concerto di Jack Savoretti e a prenotare un favoloso AirB&B a Los Angeles per un prezzo (quasi) irrisorio. Poi gita a Finale Ligure, passeggiata in quella luce fantastica del tardo pomeriggio che come ieri proprio non me la ricordavo, tra i banchetti dei contadini e i bagnanti che correvano a prendersi l'ultimo sole della giornata. E aperitivo in piazza, ché la cosa bella di vivere nell'entroterra ligure è che ti prendi la macchina e basta fare una decina di chilometri per sentirti in vacanza. 

Domenica mattina mi sono svegliata presto, ho finito un libro amatissimo e divoratissimo, ancora sotto le lenzuola in attesa che mi venisse fame per scendere a preparare la colazione - fatta in giardino nonostante i 10 gradi. Altra passeggiata con il cane, altra mattinata lenta a godermi il sole in giardino come i gatti, sfogliando giornali e salvando su Pinterest foto di paesaggi autunnali. Al pomeriggio ci è salita un po' di malinconia, era troppo tardi per andare in montagna e l'unica cura sembrava essere un po' di sano e saporito shopping. Sono tornata a casa con un nuovo paio di scarpe da ginnastica e ben tre libri. Eh, lo so, non so resistere. Né alle une, né agli altri. Alla sera, ho finito di guardare Il treno per il Darjeeling - del quale mi rimarranno un accresciuto amore per Wes Anderson, la curiosità di andare in India, finalmente, la rinnovata consapevolezza di quanto sia figo Adrien Brody e questa canzone, che mi ha ipnotizzata - non so se sia per la canzone in sé, per il film o per lo sguardo di Jason Schwartzman quando, nel film, accende l'Ipod e fa partire la canzone. 

Insomma, no, non ho fatto niente questo fine settimana.

[Perché ho scritto questo post? Non lo so, perché alla domenica sera mi prende un po' di malinconia e mi escono post lunghissimi, perché non ho più un ufficio dove andare, il lunedì mattina, e queste sono le tipiche chiacchiere da lunedì mattina con i colleghi, oppure perché ho voglia che questo blog diventi sempre più personale, più di quanto lo sia già. Proprio quello che ti dicono di non fare, nei decaloghi su "come avere un blog di successo". Ma, in fondo, cos'è il successo? :-)]

mercoledì 2 settembre 2015

Muffin vegani ai mirtilli

Come vi ho raccontato la scorsa settimana, da qualche tempo sperimento muffin vegani. Al momento, ho testato tre o quattro ricette. Le prime non mi avevano soddisfatta appieno, soprattutto per via delle quantità. Quella che ho postato lo scorso lunedì è buona, ma volevo provare a liberarmi dalla schiavitù dei semi di lino tritati. Come ben sapete, sono la pigrizia fatta persona e 'sta cosa di dover tritare i semi e impiegare più dei soliti dieci nanosecondi a fare i muffin, sapete com'è, mi rompeva un po' le scatole. 

Allora, cerca e ricerca, prova e riprova, ho imparato che le uova possono essere sostituite agilmente con la fecola di patate. Apri il sacchetto, ne prendi un cucchiaio e ciao. Fatto. Grandissimo passo avanti. Intanto, visto che stavo sperimentando, ho provato a fare un po' di cambiamenti con le farine, giusto per vedere che succedeva.

Ho usato le stesse dosi della mia solita ricetta per i muffin, mixando farina 0 e farina di farro e il solito latte di soia. Il risultato è stato davvero soddisfacente. Muffin più soffici rispetto a quelli della ricetta precedente, ma sempre e comunque più friabili di quelli classici (questo temo sia inevitabile, ma il sapore non ne risente). Ho notato che tendono a diventare secchi più rapidamente di quelli classici, è meglio conservarli in un sacchetto. Per il resto, ottimi ottimissimi. E poi vogliamo mettere la suprema figata di non dover sempre lottare per non avere le stoviglie che puzzano di uova? Eh sì, proprio una figata, signora mia. 


Muffin vegani ai mirtilli

100 gr. di farina di farro
120 gr. di farina 0
1 bustina di lievito
80 gr. di zucchero
50 gr. di fecola di patate
100 ml. di olio
150 ml. di latte di soia
mirtilli 

Come sempre, tutti gli ingredienti secchi mescolati insieme da una parte e quelli liquidi dall'altra. Quindi si uniscono i due impasti e si aggiungono i mirtilli. Si riempiono i pirottini (con queste dosi ne vengono 12 non troppo grandi) e si cuoce in forno a 180° per 20/25 minuti. Esiste qualcosa di più facile?